krishamurti“C’è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all’angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati.
Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente.”

Ho letto di Krishnamurti prima di leggere i suoi libri che sono la trascrizione dei discorsi che tenne tra il 1933 e il 1986 e questo incontro lo devo a John Coleman, che nel suo libro – La Mente Tranquilla – riporta una delle pochissime foto che lo ritraggono, e ne sono rimasta subito affascinata.

John Coleman era un agente della CIA che lavorò in Oriente per diversi anni e quando lasciò l’”agenzia” potè dedicarsi alla sua ricerca personale di “una mente tranquilla” che infine trovò e intorno agli anni 70 portò in Europa e poi anche in Italia la meditazione Vipassana (vedi l’articolo: La Mente Tranquilla).

Krishnamurti si presentò a Coleman dicendo: “sono una specie di filosofo”, ma non era quello, inizialmente, il suo destino quando giovanissimo venne portato in Europa per essere istruito e preparato a diventare un grande capo spirituale.

Nato vicino a Madanapalle, India del sud, nel 1895, all’età di 14 anni fu scoperto dalla teosofa Annie Besant che vide in lui qualità mistiche di grande valore, con il consenso del padre lo adottò e lo portò insieme a suo fratello minore in Inghilterra. Poi, quando fu quasi pronto per assumersi il ruolo di “Messia ritornato”, morì suo fratello e questo avvenimento cambiò la sua vita. La sofferenza per la tragica morte fu grande, ma non fu solo sofferenza.

“La sofferenza è momentanea e se ne va…. Se si comprende la vita correttamente, allora la morte diventa un’esperienza, da cui si può costruire la propria casa della perfezione, la propria casa della gioia.”

Da quel momento Krishnamurti iniziò il vero lavoro della sua vita: mostrare a tutti gli uomini come raggiungere la felicità, che aveva trovato dentro di sé, e divenne un pensatore la cui filosofia di vita era sempre più in armonia con il mondo moderno.

Viaggiò moltissimo in tutta Europa e Stati Uniti tenendo discorsi a migliaia di persone che accorrevano ad ascoltare i suoi insegnamenti a volte così difficili da risultare impossibili da capire, generando una tale frustrazione da portare gli ascoltatori a cercare le risposte da soli, a guardare dentro di sé.

E questo era il suo vero scopo.

Consapevole di questo effetto, una volta, parlando con Coleman disse: “Forse, un giorno, mentre sto tenendo uno dei miei discorsi in una tenda o in un riparo, mentre fuori sta piovendo, qualcuno che sta camminando per la strada, qualcuno che non ha mai sentito parlare di me, entrerà nella tenda per ripararsi dalla pioggia. Forse in questa situazione di spontaneità quell’uomo capirà cosa sto dicendo.”

E così sono i suoi libri, anch’io non ho capito tutto, ma non li ho mollati e non per testardaggine, ma perché sono magnetici, mentre leggi hai la sensazione che non è importante capire, ma lasciare entrare le sue parole, portatrici di un effetto che va al di là della nostra – mia comprensione.

“Che essa avvenga semplicemente come una fresca brezza che entri quando lasciate la finestra aperta. Non potete sollecitare la brezza, ma dovete lasciare la finestra aperta, il che non significa che state aspettando; questo è un altro modo di ingannare. Non significa che dobbiate aprirvi per ricevere; questa è un’altra forma di pensiero.”

Libertà dal Conosciuto è una sintesi del suo pensiero rispetto alla condizione umana e gli eterni problemi della vita, sulla possibilità di cambiare noi stessi radicalmente a qualunque età, non in un lungo periodo di tempo, ma istantaneamente e cambiando noi stessi, è possibile cambiare tutta la struttura della società e dei nostri rapporti.

Interessante vero?

Ho sempre pensato, perché così mi è stato detto, che l’evoluzione spirituale/ psicologica degli esseri umani è un percorso lunghissimo che avviene lentamente nel tempo e invece Krishnamurti sostiene che il cambiamento può essere radicale e istantaneo.

Leggendo, la mia reazione immediata è stata: che bello, adesso mi dice come si fa!

E qui inizia il libro, Libertà dal Conosciuto, che significa non seguire gli insegnamenti di nessuno, non seguire un metodo, un sistema uscito dalla mente di un altro, perché così facendo andremmo a conformarci, a copiare, ad imitare, ad accettare l’autorità di un’altra persona, causando un conflitto dentro di noi. Perché? Perché il metodo ci dice di fare una determinata cosa, che ci porterà al cambiamento, alla “salvezza”, noi ci proviamo, ci impegniamo seriamente e cosa avviene?

non riusciamo a seguire le istruzioni in quanto vanno contro le nostre inclinazioni, tendenze e pressioni personali, nasce il senso di frustrazione, d’incapacità, di giudizio, si crea un conflitto tale, dentro di noi, che ci porterà a lasciare quel metodo e forse a cercarne un altro

ci conformiamo al metodo, lo accettiamo ed instauriamo dentro di noi l’autorità di un altro, deleghiamo il cambiamento all’esterno creando dipendenza

Ma allora cosa possiamo fare? “Guardare, osservare quel che realmente accade nella nostra vita quotidiana, dentro e fuori di noi, non c’è bisogno di nessuno che vi dica come guardare. Guardate e basta.”

Guardare, osservare ci consente di imparare su noi stessi e comprenderci completamente e dato che noi non esistiamo da soli, ma in rapporto con gli altri, con le cose, con le idee, non mediteremo solo su noi stessi, ma su noi stessi in relazione con le cose esterne. Imparare su di noi, non è accumulare conoscenza su noi stessi, perché la conoscenza appartiene al passato, mentre imparare è sempre presente.

“Se imparate ogni momento, ogni minuto, se imparate osservando e ascoltando, se imparate guardando e agendo, allora vedrete che imparare è un movimento costante senza passato.”

Anche il tempo è un movimento, che noi abbiamo diviso in passato, presente e futuro e Krishnamurti ci propone di osservarci, di guardare dentro di noi nel qui e ora, non poco alla volta, facendo paragoni tra ieri, oggi o il passato in generale, perché non siamo statici, ma “una fresca cosa vivente”. Imparare a guardarci dentro in questo modo ci permette di vivere con noi stessi oggi e non con le proiezioni, le immagini che abbiamo di noi, che provengono dalla conoscenza e pertanto dal passato, piene di giudizi, di condizionamenti, di paragoni con gli altri, piene di conflitti.

Liberarsi da questa zavorra consente di avere una mente sveglia, sensibile e chiara.

Dobbiamo portare attenzione a quello che stiamo facendo perché il camminare nella vita disattenti, ci porta a reagire senza pensare, conformi ai condizionamenti ricevuti e nei quali viviamo e ci muoviamo senza rendercene conto, senza vederli.

Allenarsi a guardare dentro di sé, significa imparare a vedere e ad agire in modo consapevole e non automatico.

Diventare consapevoli dei condizionamenti aiuta a comprendere la nostra coscienza. “La coscienza è il campo totale in cui esistono le funzioni del pensiero e i rapporti. Tutti i motivi, intenzioni, desideri, piaceri, paure, ispirazioni, brame, speranze, dolori, gioie si trovano in quel campo. La coscienza è pensiero, sentimento e azione”.

Noi viviamo frammentati, siamo frammenti, al lavoro siamo una cosa, a casa un’altra, con gli amici un’altra ancora, nel nostro intimo ancora qualcos’altro, per cui c’è una parte di noi che lavora, che guarda, indipendentemente dall’altra e il nostro cervello è a sua volta frammentato e faticosamente può essere consapevole dell’intero campo della coscienza preso com’è a correre sempre dietro alle urgenze.

Anche la nostra attenzione è frammentata, raramente abbiamo un quadro generale della situazione, del problema che viviamo, perché ne guardiamo solo un pezzetto, la parte più vicina, riducendo il nostro orizzonte, focalizzato solo su un punto, espandere lo sguardo corrisponde ad un’espansione di coscienza e di consapevolezza.

Cosa possiamo fare? Krishnamurti parla di uno stato di meditazione continua che consiste nel guardare in noi stessi nella nostra totalità ed immediatezza, senza tempo, perché noi siamo un’entità vivente, complessa, in movimento, che agisce e reagisce a impulsi e influenze di ogni tipo che a loro volta cambiano in continuazione e questo va fatto con tutta la nostra attenzione, che non è concentrazione, perché la concentrazione esclude, mentre l’attenzione non esclude niente, è totale consapevolezza. “Meditazione è uno stato mentale in cui si guarda una cosa con attenzione completa, in modo totale, senza limitarsi ad una parte di essa.

Spesso diciamo: ho bisogno di fare chiarezza, allora se si vuole vedere una cosa con molta chiarezza, la si deve vedere nella sua totalità, la mente deve essere tranquilla, pregiudizi, dialogo interiore, immagini, rappresentazioni, paragoni, tutto ciò va messo da parte.

Si ottiene così silenzio e nel silenzio si può guardare, nel silenzio si può notare il principio del pensiero, si può vedere il pensiero che prende forma. Acquisendo consapevolezza del modo in cui comincia il pensiero, possiamo smettere di sprecare tempo ed energia nel tentativo di controllarlo.

Per meditare ci vuole silenzio, per trovare silenzio e quietare la mente, si deve fare spazio, cioè la mente deve lasciare andare.

Noi non siamo mai soli, le nostre menti sono affollate da tanta conoscenza, esperienze, ricordi, conflitti, contraddizioni, portiamo con noi tutto il peso dell’ieri, un grosso fardello, che non ci lasciamo mai dietro.

Quando lasciamo andare, non solo creiamo spazio, ma abbiamo anche meno “materiale” da tenere sotto controllo, da gestire, facendo spazio liberiamo una grande quantità di energia e ci diamo l’opportunità di trovare e di lasciare entrare qualche cosa di totalmente nuovo.

“Meditazione non è controllo del pensiero, è essere consapevoli di ogni pensiero e di ogni sentimento, senza mai dire se è giusto o sbagliato, ma osservarlo e muoversi con esso”. Il movimento ci permette di rimanere nel presente, nell’azione, freschi e vitali.

Riusciamo a dare tutta la nostra attenzione quando lo desideriamo veramente, cioè quando siamo presenti anche con tutto il nostro cuore, perché, come già detto, la coscienza è pensiero, azione e sentimento.

Marzia Defendi

Bibliografia:
John Coleman, La Mente Tranquilla, IMC Italia
J. Krishnamurti, Libertà dal Conosciuto, Ubaldini Editore – Roma